Marco Rò pubblica l’album A un passo da qui: un bel pop d’autore, una musica che si veste di attualità nei suoni e nei contenuti. L’Autore ce ne parla in questa intervista
Un viaggio lungo, assai intenso, un “Matrimonio Siriano”, un reportage, la tragedia dei profughi siriani e tutto il corredo umano e spirituale che c’è dietro ogni passo che si fa oltre il nostro guscio di buon vivere coccolati nel consumismo sfrenato. Il cantautore romano Marco Rò pubblica A un passo da qui, un’opera assai importante nei contenuti quanto nella genesi. La nascita delle canzoni di pari passo al lavoro giornalistico della sua compagna Laura Tangherlini: un reportage che ovviamente si lega al disco e ne porta lo stesso titolo. Il bel pop d’autore, una musica che si veste di attualità nei suoni come nei contenuti… per quanto in ogni dove del disco ci sono trasgressioni e alterazioni di stile che un poco parlano la lingua del vecchio blues e per altri versi cercano l’orchestrazione da grandi scene americane. L’intervista per gli amici di Blog Della Musica:
La prima grande curiosità, proprio parlando di questa collaborazione con Laura Tangherlini: è venuta prima l’unione di coppia o prima quella professionale?
Quando ho conosciuto Laura, stava preparando il suo libro “Libano nel baratro della crisi siriana”, dove analizzava le conseguenze della migrazione dei profughi dalla guerra in Siria nella terra dei cedri. Mi parlò di come fosse difficile sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma che queste persone vivevano, e di come la maggior parte dei media ne ignorassero il grido di dolore, al di là della fredda enumerazione delle vittime. Mi propose di scrivere una canzone, che potesse arrivare direttamente al cuore della gente e così scrissi A un passo da qui. Il resto è stato conseguenza naturale di un incontro di anime affini. Lo raccontiamo in Dune, canzone scritta e cantata da entrambi.
E in particolare, restando sul tema: è il lavoro giornalistico che ha ispirato il disco e la canzone o viceversa?
A un passo da qui prende spunto dalla testimonianza – raccolta nel libro di Laura – della piccola profuga Reema, bambina siriana di 8 anni, che racconta di come la cosa che più le manchi sia il non poter andare a scuola, con la sua cartella e le sue matite colorate. Un brano che ha dato il nome a questo progetto, e poi al mio disco.
Dalla Siria in Russia: un viaggio per portare l’Italia altrove oppure un modo per contaminare l’Italia di altro?
Io credo entrambe le cose. Ognuno di noi si porta dietro la sua storia, e contemporaneamente assorbe e viene influenzato dall’ambiente circostante. È l’aspetto più affascinante della musica e della vita.
Dopo questo lavoro senti che la tua canzone abbia ricevuto una trasformazione? Se si in che modo?
Dune è nata per raccontare una bella storia. Mai avrei pensato che sarebbe diventata il manifesto di un progetto umanitario come “Matrimonio Siriano”, né che il nostro amore potesse essere da esempio per qualcun altro. Quando Laura mi propose di fare del nostro matrimonio una occasione di solidarietà, accettai con entusiasmo, e il sorriso di quei bambini e di tutte le persone in difficoltà incontrate nella nostra strada ne è stata la ricompensa più grande.
Ci lasciamo con una riflessione importante. Perchè in fondo tutto quello che vediamo accade A un passo da qui…
È il senso di tutto il disco: “A un passo da qui” c’è tutta la nostra vita. Reale o solo sognata. Nel bene e nel male.
Commenti recenti